Da parecchi mesi, per vari motivi, principalmente lavorativi, non vagavo più per boschi e torrenti. È dalla scorsa primavera che attendevo una domenica libera, per effettuare con l’amico Sergio un giretto, da lui volevo una consulenza su alcuni particolari ricoveri ed altre tipologie di costruzioni ed in particolari posti, che nella mia ignoranza del luogo sembravano un po’ strani.
La scorsa domenica 12/12/2021 finalmente ho potuto organizzare la cosa. Per caso, come spesso accade, sono riuscito ad arruolare nel gruppo anche Massimo e Giorgia che ha accolto il mio appello nel gruppo degli ormai, “ragazzi adulti” del CAI Sanremo.
La giornata, meteorologicamente azzeccata ci trova pronti per un caffè alle 08,00 nel bar vicino a casa, riuniti in un solo mezzo partiamo per il giro dell’isola (via Ludovico Ariosto) alla curva sul ponte del San Romolo. Qualcuno più originario di me lo chiama: “u girü du figu” sempre ammesso che si scriva così.
Il percorso non prevede particolari capacità, si sviluppa su sentieri segnalati e non, o diversamente segnalati. L’inizio e la fine fanno parte del n 21, cosi classificato dal consorzio monte Bignone e, teoricamente riservato alle biciclette o sconsigliato ai pedoni. In merito a questo voglio precisare che per quanto riguarda qualsiasi divieto ai pedoni su tracciati che ripercorrono in toto o in parte precedenti mulattiere o sentieri, mi avvalgo dell’atavico diritto del viandante e mi ritengo disponibile per chiunque sia in grado di dimostrare che in quei percorsi non vi era traccia sentiero o mulattiera con un utilizzo dimostrabile in decenni e secoli.
Detto ciò, il nostro percorso dopo circa 15 minuti di cammino abbandona questo tracciato, la relazione del continuo la tengo per me, in quanto di sentieri devastati ve ne sono già troppi. Quando qualcuno sarà in grado di garantirne l’utilizzo ai pedoni o ciclisti tranquilli, che non saprei nemmeno come nominarli, “ciclo escursionisti” è la denominazione della disciplina nel CAI. Che comunque in ogni modo non scavino trincee in derapate e frenate, vaghino per il bosco in percorsi alternativi o creino salti e rampe a loro piacimento, può darsi che renderò pubblico ciò che ritrovo e rendo nuovamente perdonabile. Dopo altri trenta minuti di cammino in mezzo al bosco ma su un percorso ben delineato e segnalato, raggiungiamo uno dei siti da visitare. Un vecchio ricovero sotto un uno spuntone di roccia, a suo tempo dotato di porta e finestra, ove nei pressi vi si trovano delle fasce semicircolari. Una delle particolarità che prossimamente dovrò verificare è un eventuale accesso da valle sicuramente precedente a quello da noi seguito. Altra cosa che io avevo considerato un po’ anomala è il fatto che il sito si trova a circa mezz’ora da due siti ancora abitati ed un altro abbandonato all’incirca negli anni 60, quindi un ricovero non estremamente indispensabile a meno che nei pressi si riescano a trovare tracce di una carbonaia o attività che prevedesse una presenza costante anche se per brevi periodi.
Proseguendo la nostra passeggiata arriviamo nei pressi del san Romolo nel sito abbandonato precedentemente citato, in loco vi sono migliaia di metri quadrati di fasce abbandonate, alcune costruzioni ed altri ruderi. Inoltre poco sopra, distaccate dai normali appezzamenti coltivabili, vi ritroviamo delle altre piccole fasce semicircolari un pezzo di trincea o scavo anomalo e qualche altro ricovero di fortuna. Nonostante l’essere incuneati nel fondo valle riusciamo con grande piacere a pranzare al sole, non avendo obbiettivi particolari da raggiungere ci concediamo qualche bicchiere di vino due salamini ed una buona dose di chiacchiere, la scomodità delle pietre adibite a seduta non ci turba ed il tempo scorre tranquillo in un mondo di pace assoluta. Quando l’allungarsi delle ombre con relativa arietta gelata ci ricorda il mese in cui siamo, partiamo per il rientro seguendo un altro percorso, lungo il quale si continuano a trovare le antropiche tracce e costruzioni dei nostri avi, una piccola cava di pietre e delle anse nel torrente che risvegliano i miei ricordi di bambino, il badile gli stivali e le griglie per recuperare la sabbia che i torrenti e fiumi lavorano per noi, ormai divenuta una delle tante vecchie e utili pratiche dei montanari, oggi tassativamente vietate.
Chi è riuscito senza annoiarsi a leggere fin qui, probabilmente si starà ponendo una domanda. Perché mai considerarla una giornata speciale?
Una giornata passata in un contesto naturale quasi selvaggio, con dei buoni amici, senza il bisogno di indossare, anzi dimenticando l’esistenza di tutti i balzelli del momento, imposti dalle autorità e sanzionati in modo decisamente salato, torna ad essere una giornata normale e quindi in questo periodo speciale.
Un grazie a coloro che hanno contribuito a questo mio benessere, ed un augurio a tutti di poter passare delle giornate in modo semplice e naturale, poiché ora, valgono più dell’oro.
Riccardo Belotti